Presentato il WebSpam Report 2018 di Google

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Esistono alcune attività dei motori di ricerca che spesso non godono dello stesso clamore di altre. Una di queste è sicuramente la lotta silenziosa al “webspam”, ovvero lo spam del web.

La ragione è molto semplice. I motori, tendono a fornire risultati di qualità per qualsiasi ricerca. Diversamente, da utenti, ci rivolgeremmo ad altri servizi. Proprio come capitò in passato quando l’ambito della ricerca sul web sembrava essere solo un affare di Yahoo!.

WebSpam Report Logo

In questo contesto, tutti i motori, e in questo caso Google in particolare, adottano misure per impedire che ciò che quello che viene definito “webspam” possa compromettere l’esperienza di ricerca, i contenuti presenti nell’indice e qualunque altra azione che possa violare le istruzioni per i webmaster. 

Google, WebSpam Report del 2018, dichiara che nell’ultimo anno lo spam abbia impattato per meno dell’1% nei risultati di ricerca visitati dagli utenti.

Principali Minacce del WebSpam Report 2018

Il report dichiara che nel corso dell’ultimo anno, le principali minacce sono state le seguenti:

  • Spam generato da siti web compromessi
  • Spam generato dagli utenti
  • Link spam

Ma vediamo nello specifico:

Spam generato da siti web compromessi: Diversamente da quanto riportato nel report del 2017, per l’anno appena trascorso, sembra essersi verificata una riduzione sostanziale dello spam proveniente da siti Web compromessi nei risultati di ricerca. 

Questo risultato è un effetto legato delle azioni precedentemente intraprese ed a una più rapida scoperta delle pagine Web compromesse prima che le stesse influenzino i risultati di ricerca. 

Google comunque non abbassa la guardia ed è cosciente del fatto che nonostante sia stato ridotto il modo in cui lo spam proveniente siti compromessi influisca sulla ricerca, i siti web compromessi rimangono un grave problema di sicurezza che influisce sulla sicurezza del Web in generale. 

Spam generato dagli utenti: Lo spam generato dagli utenti include post di spam sui forum, blog e piattaforme gratuite. Nel 2018, Google dichiara di essere stata in grado di ridurre di oltre l’80% l’impatto sugli utenti di ricerca da questo tipo di spam.

Link spam: Delle tre principali minacce, questa probabilmente è quella con la quale Google è più coinvolta. E’ noto che tra le centinaia, se non migliaia, di algoritmi utilizzati per la valutazione di un sito, il noto PageRank sia ancora uno di quelli utilizzati, seppur in bassissima percentuale.

Infatti nel report Google dichiara di continuare a proteggere il valore dei link autorevoli e pertinenti come un importante elemento di classificazione per la ricerca. 

Tra le tecniche utilizzate, si cerca di gestire rapidamente lo spam dei link ritenuto eccessivo. Sono state inoltre rese meno efficaci una serie di cattive pratiche di collegamento tra i siti con il tentativo di manipolare il posizionamento all’interno del motore di ricerca. Soprattutto, i principali interventi sono avvenuti all’interno della Community tramite una comunicazione che tende ad essere più vicina ai Webmaster. Un esempio sono i video in diretta dove il Team di Webmaster Central risponde alle domande pervenute dagli utenti o come gli ultimi video annunciati dedicati agli aspetti SEO per i siti realizzati in Javascript

Nonostante gli interventi tecnici, dal report emerge che uno dei modi migliori per combattere lo spam di tutti i tipi sia quello di educare e incoraggiare i proprietari dei siti web a creare contenuti di qualità piuttosto che ricorrere a qualunque tipo di manipolazione dei motori.

Risorse come la guida introduttiva alla SEO evidenziano le migliori pratiche e sfatano alcuni miti comuni e idee sbagliate relative su ciò che serve per apparire bene nei risultati di ricerca di Google.

In questi casi, riporta sempre il report, anche una consapevolezza da parte degli utenti rimane un valido alleato. Infatti, la segnalazione dello spam dei link ritenuti dannosi è un’altra modalità per contrastare questo tipo di abuso e per preservare l’equità nel ranking di ricerca.

Per ulteriori approfondimenti, consultare il report tramite questo link.

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